Michela Tallone
LE AVVENTURE DI FIOCCO ROSSO E FIOCCO BLU

Michela Tallone è una maestra di scuola elementare e con i bambini, dice, bisogna parlare di tutto, solo è bene farlo con un linguaggio più semplice, seppur non semplificato, anche perché molte cose già le conoscono, sanno che sono realtà e le rispettano come rispettano le storie frutto di fantasia attraverso cui imparano a crescere. Anche la parola cancro non è nuova ai più piccoli: “Conoscono la malattia perché entra nelle case di molte persone e diventa esperienza diretta. Chiedono perché accada, sì, e chiedono come si fa per guarire. Ho spiegato che il cancro sono cellule che “impazziscono” e gli scienziati devono studiare visto che una cura definitiva non esiste ancora. In quel momento i bambini ti guardano e domandano: “Si può morire?”. Sì, si può morire. Gliel’ho detto, dato che nemmeno la morte deve essere un tabù”.
Se questo dialogo si è svolto in una o più aule di una scuola elementare è perché, dal 31 luglio al 12 agosto scorso, Michela Tallone e Andrea Dotta sono partiti in bicicletta verso il Cammino di Santiago. Sono tanti i perché di questo viaggio: perché un amico aveva detto loro che era possibile, attraverso una pedalata, raccogliere fondi per la ricerca, con AIRC, perché Andrea aveva vissuto sulla propria pelle la mancanza di una persona a cui si vuole bene causata da questa malattia e, conoscendola bene, si era promesso che avrebbe fatto qualunque cosa fosse stata possibile pur di aumentare le possibilità di curarla, pur di annullare quella mancanza per più famiglie possibili, e perché, in fondo, quei due avevano già viaggiato assieme, conoscevano la regola del minimo indispensabile, dell’essenziale su una bicicletta. Il percorso lo avevano studiato di sera, su un divano e l’ultimo giorno di luglio, si erano ritrovati in Piazza Galimberti, il cuore di Cuneo, per partire, con molte persone a salutarli e qualche trancio di focaccia in regalo per affrontare quei 1900 chilometri circa, con 20000 metri di dislivello, in dodici tappe. Avevano addosso una maglietta blu e una rossa e sulle bici un fiocco blu e uno rosso.
Così passeranno tra strade immerse nei girasoli, tutte gialle, il colore preferito di Michela, così sentiranno il profumo di lavanda appena tagliata, nei campi, e immagineranno com’era, giusto qualche giorno prima: una distesa lilla, un tappetto. Dal caldo soffocante in Camargue, quarantaquattro gradi e l’aria che brucia la gola appena vi penetra, brucia le guance appena le sfiora, alle ciclabili in mezzo ai corsi d’acqua, con i fenicotteri a pochi metri. Dalle strade sbagliate, dopo un giorno di pioggia, persi in un bosco, con le ruote che scivolano sulle pietre, alle strade bianche e alle sbucciature causate da una caduta: ferite che non possono essere lavate dai sali nella borraccia, ma solo da un poco di saliva. Lungo i duecento e più chilometri di alcuni giorni, a tratti, veniva voglia di piangere per la fatica, a tratti si rideva, di pancia, fino all’arrivo a Santiago, a quella piazza e a tutti gli abbracci che è capace di contenere, per un’emozione purissima e difficile da spiegare.

In quei frangenti o, forse, la sera, ospiti di famiglie che offrivano una camera per la notte, tra chiacchiere in inglese, francese e spagnolo, è nata l’idea di un libro che narrasse le avventure di quei fiocchi rossi e blu: “Non volevo che la storia finisse con il viaggio, perché c’erano troppi significati per chiuderla con un ritorno a casa. Così ho realizzato un sogno d’infanzia; scrivere un libro, illustrato da me, “fumettato”. Un libro in cui i fiocchi parlano e attraverso un sacco con monetine d’oro e d’argento si rende tangibile, per i bambini, la raccolta fondi per il cancro, per una brutta malattia. La fantasia ha incontrato la realtà e si può continuare a crescere“.
Saranno 2947 euro, raccolti e donati, e chissà a quale studio avranno contribuito o contribuiranno, chissà se in un’aula scolastica, durante una lezione, una maestra come Michela, a quella domanda potrà finalmente rispondere no, senza mentire. “Si può morire per la brutta malattia chiamato cancro? No”.
GLI SPUNTI DEL VIAGGIO DI MICHELA PER UNA CITTÀ MIGLIORE
“In Francia ed in Spagna le piste ciclabili hanno addirittura un piccolo muretto che le separa dalla strada e attraversano panorami da restare a bocca aperta. Sono anche una porta verso l’esplorazione. Il ciclista è tutelato non solo da strade differenti, ma soprattutto da un rispetto differente: ciclisti e automobilisti sono alla pari, nessuno pretende di sovrastare i soggetti più deboli ed indifesi. Da noi questa cultura manca, c’è poco da fare. Bisogna investire: diciamo spesso che non ci sono fondi, in realtà, i fondi si possono trovare, semmai è questione di scegliere dove e come spenderli. In alcune scuole, in Italia, viene negata la possibilità di mettere dei portabici all’ingresso: sembra quasi che si voglia rendere più complicato l’uso della bicicletta, perché? Non ho risposte. So, però, che, in Norvegia, bambini e genitori vanno a scuola assieme ed anche al lavoro si va in bici. Forse dovremmo imparare. Bicicletta significa apertura al mondo: perché ti pone a contatto con il mondo, perché ti permette di rallentare, di avere occhi più attenti, di comprendere la fatica di una salita ed il piacere ed il brivido di una discesa. La competizione di chi gareggia e l’amore di chi resta sul ciglio della strada a guardare. Ai miei bambini la racconto così”.